venerdì 11 gennaio 2013

cOME sVELAr...VELO?


Carissimi, chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.
Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio. Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha dato riguardo al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.

42 commenti:

  1. Caro Angelo io ho la vita,la mia e non anelo a quella eterna (Dove e come)o forse vorrei essere immortale ma solamente su questa terra.
    Seguo sempre,nel mio vivere, gli insegnamenti di un Gesù laico.
    Di una credenza religiosa e ultraterrena non sento proprio il bisogno,sono e vivo sulla terra e su questa terra finirò la mia felicissima esistenza in vita.
    Ciao,fulvio

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    1. Perchè mi chiami CARO?
      NON sono LEGATO alla TUA VITA!
      COME puoi ANELARE come una CERVA alla FONTE VIVA? ... Non SEI tu con le CORNA, ma chi ti possiede e ti dà quello che ti ha sempre proMESSO ... se ti prosti o gli RENDI culto?

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  2. Compedio al mio commento:Un tenpo credevo alle favole dove invincibili principi domavano terribili draghi e conquistavano bellissime principesse,credevo nella Befana che nottetempo riempiva il mio calzino,e credevo in Dio,poi mi sono ducumentato sui Sacri testi. Ho letto i filosofi e Sant'Agostino,ho letto "Dalla genesi all'apocalisse,ho seguito molti seminari,ma nessuno mi ha spiegato, argomentando, come si può essere uni e trini,perche siamo tutti figli di un fratello assassino e perche Maria doveva essere vergine,visto che generava un uomo.Poi sono cresciuto.

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    1. In VECE IO ho sempre CREDUTO ad una METAfora su un DRAGO inVISIBILE, che si GODE la PREDA nella SUA trapPOLA. Adesso E' SOTTO di me e LO TENGO "buono BUONO" solo con il POTERE della MIA LAMA sulla SUA GOLA. Lui GOVERNA anccora ma non SUI miei.

      Anche ad una VECCHIA che taglia anche la TESTA, ma non ti dico CHI E'.
      Aspetterò che ti riVOLTI per far sentire di più il FETORE dei tuoi piedi NON LAVATI dal SIgnore.

      Non pensare di trovare qui chi ti dà la CHIAVE di letTUrA, visto che TI ho lanciato VERE PERLE che tu non hai riconosciuto COME antiDOTE.

      Sei troppo IGNORANTE di SAPIENZA. Se solo piangessi come CHI non sapeva aprire il ROTOLO della SUA VITA ... forse forse quanche "DENTINO" della CHIAVE ... l'avrei fatto cadere.

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  3. Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
    Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va' invece a mostrarti al sacerdote e fa' l'offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro».
    Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.

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    1. NON SEI TU IL TEO-LOGOS?
      (senza o con il GANCIO e il .?)
      Come sarebbe bello RiVIVERE questo MO'mento.
      Analizzando ogni PAROLA.

      Parlami della TUA BEATITUDINE!
      ParlAMI dell'INCONTRO con il SIGNORE.
      Sei o non 6 un testimone del RiSORTO?

      Perchè si riTIRA sempre nel deserto?

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  4. I periodi di deserto sono essenziali per approfondire la nostra vita di preghiera. Deserto non è sinonimo di ritiro: non ogni luogo di ritiro è un deserto e ciò che normalmente si chiama esercizio di ritiro spirituale non è paragonabile a un periodo di deserto. Ogni luogo porta in sé un significato spirituale nella misura in cui, attraverso i nostri sensi, contribuisce a imprimere un segno sul nostro spirito. San Giovanni della Croce aveva capito l'importanza dei luoghi come mezzo per disporre alla contemplazione. Il deserto non è solamente un luogo solitario e silenzioso, come se ne possono trovare molti nel mondo e persino nel cuore delle nostre città. Il deserto è più di un luogo di ritiro, perché nella sua estensione e nel suo vuoto porta dei valori che gli sono propri. In quanto tale, il deserto non serve a nulla all'uomo e lo spazio occupato da queste solitudini aride sembra senza senso di fronte agli spazi più ristretti riservati alle regioni fertili e sovrappopolate. Come la preghiera di pura adorazione, di cui èl'immagine, il deserto non è apparentemente di alcuna utilità per l'uomo. Il deserto porta l'uomo al limite della sua debolezza e della sua impotenza e lo obbliga a cercare forza in Dio solo. Porta in sé il segno della povertà, dell'austerità, dell'estrema semplicità, della totale impotenza dell'uomo che scopre la sua debolezza, poiché l'uomo non è in grado di autosussistere di per se stesso di fronte al deserto. D'altronde, è Dio che conduce al deserto, poiché lo spirito non può rimanervi senza essere nutrito direttamente da Dio. :È in questo, che un periodo di deserto differisce da un ritiro in cui è bene, al contrario, cercare tutti i mezzi esteriori possibili per rinnovare e raccogliere la fede: conferenze, partecipazione alla liturgia, preghiere in comune, colloqui con un direttore spirituale. Questi ritiri sono necessari e d'altronde possono richiedere, secondo la maturità spirituale di ciascuno, dei vari gradi di solitudine. Il deserto, al contrario, è un tentativo di avanzare nudi, deboli, privi di ogni appoggio umano, nel digiuno del cibo terrestre e anche spirituale, verso l'incontro con Dio. E non potremmo andare lontano, se Dio stesso non ci mandasse il suo cibo come ha fatto per Israele, per Elia, coricato e spossato sotto il ginepro. La nostra preghiera, anche quando è il risultato di una attività delle virtù teologali, comporta sempre una rispettosa- attesa del cibo divino. Il periodo di deserto è una prova, un test} come un tentativo pieno di fiducia per sollecitare Dio a venire verso di noi, nella nostra impotenza, per condurci a lui.

    don alfonso

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    1. Il VERO "DESERTO" E' l'INIZIO! Del "deserto" non si sente necessariamente la fame del cibo, sia materiale che spirituale. Deserto è una dimensione che vuol dire ABBA'nDONATA. Dovremmo fare "deserto" nella mente, nel cuore, in tutto nel proprio io. Spogliarsi di TUTTO. A TAL punto da non sentire il legame con il corpo. SOLO all'ORA possiamo sentire LUI. Il SOLO ... DIO del DESERTO, SIGNORE NOSTRO. E' LUI ch eci chiama e noi dovremmo andare senza capire DOVE e il perCHE'. SOLO dopo possiamo giudicare cosa o CHI E' BUONO e GIUSTO.

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  5. Ciò che, dunque, è essenziale, in un periodo di deserto, èlo spogliamento totale e l'attesa serena e silenziosa di Dio in una certa inattività delle nostre capacità. Questa attesa passiva, senza una risposta di Dio sarebbe nociva se si prolungasse molto, ma è piena di vantaggi se èbreve, come un grido di aiuto lanciato verso Dio e di cui noi abbiamo bisogno, di tanto in tanto, per sostenere la nostra preghiera. Non bisogna intraprendere ritiri prolungati nel deserto sconsideratamente, senza direzione spirituale e, comunque, bisogna sapersi comportare in modo tale da essere pronti, seguendo la risposta di Dio, a mescolare all'attesa silenziosa e allo spogliamento il cibo spirituale necessario per non indebolirsi e non ridursi all'inerzia, con il pretesto di aver voluto raggiungere, con le nostre forze, la montagna sulla quale solo Dio può condurci. Per andare nel deserto, bisogna dunque credere che Dio può venirci a trovare nella preghiera e, per ottenere la grazia di questa visita, bisogna desiderarla con fiducia e gioia. La giornata nel deserto viene a ricordarci regolarmente la necessità di questa attesa. Ci ricorda le condizioni di preparazione necessarie per ricevere questa grazia: l'umiltà del cuore, il non fare affidamento su se stessi, accettare l'assenza delle consolazioni sensibili e l'austerità di questo modo di incontrarci con Dio; perché, se lo Spirito Santo ci visita, ciò non accadrà se prima non ci saremo dimenticati di noi stessi. Per diventare un cammino verso Dio, il deserto deve essere accettato con spirito di assoluta povertà. Senza spogliamento e silenzio interiore, il deserto non sarebbe che un ostacolo alla preghiera. È anche nella nudità del deserto che cadranno le illusioni di tutto ciò che ingombra il nostro cuore. Non si può sopportare di camminare a lungo, soli nel deserto, se non si ha il cuore semplice e povero e se dalla vita ci si aspetta ancora qualcos'altro che Dio solo. È per questo che le tentazioni di renderci utili agli uomini, in modo diverso, dall'affermazione vitale della trascendenza divina o dell'amore divino, la tentazione di instaurare il regno di Dio con mezzi diversi da quelli usati da Gesù stesso, non saranno definitivamente vinte se non nel deserto, come fu per Gesù. L'esperienza ci porta a costatare che noi siamo molto più tentati nel deserto, e saremmo inclini a concludere che è meglio evitare di andarvi. No, non siamo più deboli nel deserto che altrove: siamo posti nella condizione di fare una scelta più assoluta e radicale, scelta le cui alternative, durante la nostra vita abituale, vengono sbiadite dalla molteplicità delle attività quotidiane e da innumerevoli compromessi più o meno coscienti.

    Il conforto di un incontro con Dio nella nudità del deserto ci apparirà, allora, come la sorgente e la garanzia della nostra fedeltà alle esigenze della contemplazione nel pieno ritmo della vita, di un rinnovamento nella nostra vocazione di permanenti in preghiera; essa si inserisce pure nella nostra vocazione di essere salvatori con Gesù mediante una preghiera di intercessione la cui intensità richiede, di per se stessa, l'assoluto del deserto.

    don alfonso

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    1. Cos'è la preGHIERA?
      E' una riCHIESTA?
      Di cosa o di CHI?
      E' DIO che sa e SOLO questo ci porta a ritornare nell'unità. Lo comprende ma SOLO chi ne fa già parte.

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    2. E' scritto "male".
      Dice e non DICE.
      Non è facile trasmettere quello che in VERITA' non si ha ancora. E' come poter camminare nelle Vie del Cielo, restando FERMI, e anche inFERMI, nella carne.

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    3. SI, è nel deserto che ci si inCONTRA con CHI non è di questo mondo, per comPRENDERE le inCOMPREnsiONI dalle CONTRAddizioni.

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    4. QUI SONO arrivato! Sto cercando di capire come si "usa" la preGHIERA: una riCHIESTA? ... per CHI? ... o un conTATTO? ... con CHI non lo trova!
      Tu mi dici che per conoscere la FINE bisogna arrivare all'INIZIO di TUTTO.

      L'aleggiare sulle acque.

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  6. Per un Piccolo Fratello la chiamata a vivere nel deserto non deriva da una vocazione permanente di solitario, né da una vocazione monastica che comporti la separazione dal mondo come elemento essenziale e permanente nella ricerca della santità, ma si colloca nella realizzazione stessa della sua vocazione a una missione di preghiera di adorazione e di intercessione. Anche qui, l'atteggiamento fondamentale di un figlio del padre de Foucauld si riallaccia a quello di santa Teresa del bambino Gesù. È un'opera di amore derivante dalla presa in carica quasi pastorale degli uomini che ci sono stati affidati, al fine di portare davanti a Dio la loro angoscia e le loro suppliche, in unione con Gesù orante nel deserto. È lo stesso Spirito che spinge il Piccolo Fratello a scendere per mescolarsi alla folla degli uomini, a salire sulla montagna, solo, di fronte al Dio che salva.
    I soggiorni di Gesù nel deserto si inseriscono pienamente nella sua missione di Salvatore. Con l'adorazione del Padre, vi è la preghiera pura del Redentore, in tutta l'estensione della sua missione e della sua responsabilità della salvezza di tutti gli uomini. Le tentazioni che subisce da parte di Satana ne sono una prova, così come certe notti di preghiera: quella che precedette la scelta degli apostoli e quella nel giardino del Getsemani. È uno stato estremo di preghiera. Certi apostoli e certi santi, scelti da Dio per una grande opera di evangelizzazione, conobbero stati analoghi di preghiera: san Paolo nel deserto di Arabia, san Francesco di Assisi in molti dei suoi eremitaggi e, soprattutto, a La Verna.

    don alfonso

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    1. Diventare semplici RICEVItori TREsMITTENTI?!

      SOLO LUI sa.
      A NOI rimane SOLO la notte dell'ANIMA.

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  7. Fatte le debite proporzioni, è proprio nello stesso senso della preghiera spoglia e solitaria di colui che, per vocazione, si è impegnato nel mistero della redenzione degli uomini, che si inserisce la chiamata di un Piccolo Fratello alla preghiera solitaria nel deserto. Si tratta perciò di un vero compimento della sua vocazione apostolica che suppone la morte a se stessi e una grande disponibilità interiore alla carità di Gesù, cosicché tutta la vita sia come dominata dalla preoccupazione della salvezza di tutti gli uomini. Noi avremmo sempre bisogno di rinnovare la nostra fedeltà alla grazia della vocazione, e per questo andremo nel deserto. Inoltre, in alcuni momenti, sentiremo, come frutto di una fedeltà generosa alla grazia della vocazione, il bisogno di una preghiera pura di intercessione, come Gesù nella sua vita pubblica, sia che provi l'angoscia della salvezza di coloro ai quali è mandato, sia che abbia coscienza che anche l'azione evangelica è quasi impotente dinanzi alla vastità del male e che solo la preghiera pura può sradicare. «Questa specie di demoni -lo spirito impuro - può essere cacciata soltanto con la preghiera» (Me. 9,29). Quest'ultima forma di preghiera si innesta e conduce alla passione di Gesù. Molti santi sono passati di qui, e questo è nella linea della vocazione redentrice delle fraternità.

    don alfonso

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    1. A qiesto punto, si percepisce il dolore di Dio, ma non tutti possono comprendere. Ci si sente come dio, nel bene e nel mal, giudicati come angeli o come demoni.

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  8. e per concludere:
    La vita contemplativa, di clausura o no, non è altro che una anticipazione di quello che dovrà essere un giorno lo stato di vita di ogni creatura umana: è la sua ultima e autentica giustificazione. Senza questo, essa non ha alcun senso. Noi anticipiamo, quaggiù, quello che dovrà essere il destino di ogni uomo salvato e glorificato dal Cristo.

    Sappiamo benissimo che alcune delle giustificazioni umane, che troppo spesso si invocano, non rendono veramente conto della legittimità del voto di castità: unica valida è quella dell'anticipazione.È nel disegno di Dio che lo stato di castità sia un giorno quello di ogni uomo. Per lo stesso motivo, nessuna ragione è più giustificativa di una vita consacrata - in quello che essa ha di più essenziale, il guardare e contemplare con amore il Cristo, nostro Dio e salvatore - che il fatto di essere semplicemente un'anticipazione della visione beatifica. Malgrado la nostra debolezza e la maniera miserabile con cui noi portiamo una tale vocazione, il nostro stato di vita resta l'affermazione di una vocazione soprannaturale dell'umanità.

    Il mondo ha bisogno di vedere queste realtà, non solamente affermate da una predicazione, ma realmente anticipate, sotto i suoi occhi, in alcune vite umane.

    don alfonso

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    1. In poche parole, diventare COME il Padre, più di u dio del male o del bene, materiale o spirituale.
      UNO E TERNO.

      SoprANNAturale o innaturale?
      riBELLI ... SEMPRE! ... per A-MORE CARITA'teVOLE.
      In continuo cammino!
      ESSERE di eSEmPIO, come CampiONI PROtoTIPI inFINITI.

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  9. Nel DESERTO si guarisce dai mali della materia e dello spirito.
    Morsi serPENTI e salvati da SERpende ... BRUCIANTE su un legno ARDENTE, per non MORIRE MAI.

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  10. Solo se ci liberiamo della nostra morte corporea, delle nostre malattie, iperFEZIONI, ... il nostro GRIDO di aiuto verso un Dio sconosciut, di cui non abbiamo bisogno, farà in modo che LO SPIRITO SANTO ci VISITI e ci GUARISCA.

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  11. Pazzesco che siamo già nel 2013.
    Veramente intensa ma anche inquietante questa riflessione sul deserto.

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    1. Chi sono i PADRI del deserto?
      Bisognerebbe ApPROFONDIRE anche l'EREMItAgGIO.

      Gesù SCAPPAVA sempre nel DESERTO come Mosè.

      Lo si può FARE SEMPRE ... anche tra la GENTE, come se fossero tante CORNACCHIE.

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    2. Ahahahah!
      La risata è per le cornacchie!

      ANNA

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  12. Ma veramente l'avevo scritto io.

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  13. Quella frase del resto è più da me che da te.
    Non ti si confà...è un vestito troppo stretto per te.

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    1. SBAGLIARE E' UMANO.
      PerSEVERA ... all'ORA.

      Voglio misurare la velocità e l'accelerazione delle TUE PRECIpitAZIONI ... o PRE-cisAZIONI.

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  14. Io ci tengo alle mie cornacchie.
    Ognuno ha le sue cornacchie.

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    1. SEI SICURA che le CORNACCHIE dle cielo sono tue?

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  15. certo,perche' avevi qualche dubbio o mio incantatore???

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    1. NO!
      Mi piace INCANTARE il loro serPENTElli.
      Mi dispiace per chi pensava che FOSSEro pronte.

      Non ne h aportate UNA fino adESSO ed è giusto che STIA ferma in riva la MARE.

      Fra poco arriverà l A MA.REA

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  16. La mia scritta poi era leggermente diversa e c'era una pausa di riflessione nel mezzo:"Ahahahahaha!"
    PAUSA
    "La risata era/è per le cornacchie"

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    1. ORA non c'è PIU'.
      Sento SOLO TU come ultima CORNACCHIA, che copri tutte le altre.

      Punterò la MIRA su du te.

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  17. Mah...comunque le cornacchie quando ci si mettono fanno un gran casino...e non si sa perchè lo facciano.

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    1. So io perchè lo fanno ... per non far sentire il SANTO.

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  18. Ogni tanto sentendo gracchiare le cornacchie ho pensato che lo facessero nei momenti di passaggio.

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    1. Del TUO ... pass-era eggio?
      Vuoi PORTARE anche me nel TUO ... E'Gio'?
      Non ti basta l'avermi costetto a LEGARE CHI doveva SALVARTI?

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  19. No no.
    Io non voglio portare nessuno da nessuna parte.
    Comunque la mia era una risata di sollievo...rispetto alle cornacchie...visto che è liberatorio pensare di poter stare nel DESERTO anche in mezzo ad una folla, denominta "cornacchie"invece di essere costretti a spostarsi.

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    1. Ci si può sempre TAPPARE le ORECCHIE o DOTARSI di orecchi in tenda?

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Se guardate solo quello che la luce rivela e ascoltate solo quello che il suono vi annuncia, allora in verità, non vedete e non sentite.